12.07.2009

duemiladodici


può contenere spoiler




parlare di un film catastrofico è una sfida. non ricordo di film catastrofici riusciti. forse deep impact aveva qualche ambizione, ma alla fine anch'esso è naufragato.

quando si va a vedere un film catastrofico - soprattutto se il regista si chiama michael bay o roland emmerich - bisogna otturarsi il cervello e prendere tutto per vero. l'illusione della verosimiglianza è una regola assolutamente da tenere a mente per lo spettatore che va a vedere un film catastrofico. lo spettatore entra in sala sapendo già "di andare a vedere una cazzata". però, in sala, ci entra comunque. "per passare il tempo", "per divertirsi un po'", "per vedere qualche effetto speciale".

in 2012 di effetti speciali ce ne sono tanti. e anche di catastrofi. c'è il vulcano, il terremoto, lo tsunami. anche di bloopers ce ne sono tanti, ma "bloopers" è un termine che accanto a "disaster movie" ci sta benissimo, come il parmigiano sulla pasta.

2012 è un film brutto. non che non si sapesse dall'inizio. che era brutto come armageddon, indipendence day et similia, ce lo si poteva immaginare già prima di entrare in sala. e forse anche che fosse più brutto di armageddon, indipendence day et similia. un brutto che non riesce a diventare sublime. un brutto che quando esci dalla sala pensi che l'effetto speciale riuscito meglio è stato il prezzo del biglietto.


attenuanti/ovvietà: troppe catastrofi. un film di roland emmerich. il disagio di john cusack.


cose serie: 2012 non è un film di cui parlare. è chiaro. ma lo si può prendere come pretesto per contestualizzare la caduta del disaster movie.

dunque: le catastrofi sono finite. le idee anche. mettiamo tutto nel calderone, quindi, nella speranza di realizzare il "punto di non ritorno" dei film catastrofici: tentativo pessimo. il troppo stroppia. vecchia regola.

la prevedibilità: lo spettatore non vuole essere stupito. nella hollywood bene, fatta di produttori col panciotto e il sigaro spento in bocca, puttane, coca, insomma, una hollywood stereotipata, si sa che lo spettatore deve sentirsi sapiente nel riconoscere gli stereotipi al di là dello schermo e sapere come andrà a finire. lo spettatore hollywoodiano doc conosce già il destino di tutti i personaggi sin dalla prima scena.


il nucleo familiare va ricomposto: l'intruso dev'essere eliminato.

la figura antipatica e (troppo) malvagia non può essere così malvagia, pertanto, prima di crepare, dovrà fare un atto di redenzione.

la bionda slavata è una bionda slavata.

i personaggi positivi, a una lettura più profonda, non sono positivi manco per il cazzo, anzi, sono degli ipocriti mostruosi, ma poiché siamo tutti degli ipocriti mostruosi, bisognerà pur immedesimarsi in qualcuno.

chi la vede lunga dall'inizio, è sempre il primo a morire.

il presidente degli stati uniti è sempre uno stinco di santo che, alla pari di cristo, si immola per la nazione e l'umanità intera.


2012, oltre ad accumulare catastrofi, accumula anche stereotipi. il risultato - come abbiamo già detto - non mira al sublime, ma ad una pietosa autoconsapevolezza.


due metafore disarmanti: john fitzgerald kennedy che travolge obama (per un paragone troppo pesante?) e il ricominciare della storia umana* in Africa.



*: storia umana che ricomincia dopo soli 29 giorni in cui la terra è praticamente stata un cubo di rubik in continua trasformazione.



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